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Hard Rock Cafe Roma compie 15 anni: il sogno americano non tramonta mai

Hard Rock Cafe Roma compie 15 anni: il sogno americano non tramonta mai

Autore: Nostro inviato Luca Nasetti
Data: 11/12/2013 14:20:16

Irriverenti. Imprevedibili. Democratici. Appassionati. Autentici. Noi aggiungiamo anche eclettici e la scaletta è completa. L’emozione sale, come ogni concerto al debutto. Strumenti assemblati. Amplificatori accesi. Un paio di soundcheck per scaldare la voce. Luci soffuse. Silenzio. È il momento: sul palco con la chitarra in braccio i ragazzi dell’Hard Rock Cafè di Roma attendono solo i quattro colpi di bacchetta per dar vita al loro headliner show.

Proprio ieri (10 dicembre 2013, ndr) quindici band emergenti romane hanno “pettinato”, urlato, suonato e “distorto” l’aria del locale per omaggiare il “tempio del rock” della Capitale e i suoi 15 anni compiuti fra successi in stile cheesburger, patatine e naturalmente… rock! Il sole allo zenit scalda il palco posizionato proprio al centro di Roma, al centro del locale, al centro dell’Hard Rock; illumina i volti di chi ascolta in puro heavy trash e dà il via alla maratona a cui hanno partecipato A Silent Noise, DharmaRockBand, Emanuele Belloni, Explosion Duo, Fabrizio Celea, Heléna Band, Supergulp, Il VolodiColin, Jaguanera, Louisiana, Magnolia, Orchestra dei Sassi, Teapot Industries, The Anthony’s Vinyls e WakeUpCall. Due pezzi a testa, tra cui una cover del 1998 per dire grazie all’Hard Rock e alla possibilità di esibirsi in una città dove non sempre è così facile suonare per chi ha passione e voglia, ma scarsa moneta da investire. Poco importa, si va avanti a plettrate di power chord, soli in tapping, groove di floor tom e timpani: otto ore ininterrotte di musica inedita e storica (Litfiba, Placebo, Offspring solo per dirne alcuni, ndr) accompagnano la serata verso il tramonto.

Ma non la fine. Quando l’arancia si nasconde ormai dietro il “cuppolone”, si accendono i riflettori che puntano dritti sulla console: dietro al mixer arrivano Piotta, Ringo, De Gennaro e Blade che scatenano il locale con la dance a “palla”, senza dimenticare però l’anima rock dello stesso: dietro i 4/4 della cassa che pompa salgono dal profondo e lontano 1987 i Guns ‘n Roses del buon vecchio Axl Rose e la sua Paradise City. Inutile dirlo: tutti a cantare a squarciagola. Ehm… in screaming, sorry. Tutti, ma proprio tutti hanno lasciato tonsille e corde vocali ieri sera sul dance floor del locale, anche perché «noi diamo voce a chiunque», afferma Teresa Spaventa, Sales&Marketing Manager dell’Hard Rock Cafè di Roma. Democratici, appunto. In senso artistico si intende: grazie anche alla collaborazione di Radio Città Futura «abbiamo creato in città eventi importanti che avevano lo scopo di diffondere la musica di gruppi giovani», continua la Spaventa.

D’altra parte il locale non ha mai rinunciato a proporre artisti già affermati a livello nazionale, internazionale e di un certo calibro, ma lì scopo era anche un altro: «Abbiamo avuto il piacere di incontrare gli Europe, Piero Pelù, Emma Marrone, Iggy Pop, che al di là dello show ci hanno aiutato a raccogliere fondi per iniziative importanti». L’Hard Rock tiene collaborazioni strette con l’Airs e Komen (per citarne alcuni): un occhio, anzi, un orecchio alla musica e uno alla solidarietà, mix vincente se ci si mette anche il fatto che dalle prossime settimane, più probabilmente dal 2014, il locale avvierà eventi ed iniziative adatte a tutta la famiglia. I bambini potranno mangiare gratis, mentre i loro genitori potranno gustarsi un po’ di buona musica.

Si ok, ma la crisi? Macché, l’Hard Rock non la conosce: «L’unico momento negativo che abbiamo vissuto è stato nel 2001, subito dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York. Per un po’ di tempo c’è stata paura e titubanza da parte della clientela», ricorda la Spaventa. Sì perché comunque si tratta sempre di un locale americano, con tanto di pro e contro annessi e connessi: «I fondatori sono due americani – continua il Marketing Manager Teresa Spaventa – ma il primo Hard Rock è nato a Londra nel 1971. Al di là di questo noi combattiamo il pregiudizio nei confronti del locale e del peso che porta il marchio perché siamo convinti che c’è un po’ di America in ognuno di noi.

Nel bene o nel male, tra musica, film, modi di vivere e anche sogni, penso che l’America ci abbia influenzato tutti». Insomma “malati” di hamburger e rock o no, in via Veneto il punto di riferimento musicale per giovani band emergenti e non solo sembra essere l’Hard Rock. Anche perché pare avvicinarsi il momento anche in Italia della vera grande “bomba” (pardon, meglio dire scoop): da poco è nata l’omonima etichetta indipendente di produzione che ha già scritturato in America tre gruppi emergenti, qui da noi bisognerà attendere ancora un po’. «Non sappiamo con certezza quando – conclude la Spaventa – ma confermo che attualmente è in fase di lavorazione». Lo staff tiene segreto il resto, manco fosse la formula misteriosa della Coca Cola (americana pure quella, guarda un po’), a noi profani e imbevuti di musica non resta altro che far un in bocca al lupo allo staff dell’Hard Rock Cafè di Roma e aspettare, nel frattempo cogliamo l’attimo per urlare una volta di più… Stay Rock! 

 


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